Aronne Comai riesce a fermare e a cogliere nei suoi dipinti, attraverso la luce che colpisce i suoi soggetti, un intimità densa di malinconia e di verità.
Aronne Comai ritrae principalmente figure maschili, dove la loro fisicità e il loro sguardo sono colti in quel momento preciso di solitudine e forse di abbandono. Il corpo fa riferimento a una diversa realtà denominata a secondo dei contesti: spirito, anima, psiche e desiderio.
Questi quadri sono come dei veicoli di emozioni e portatori di sensazioni, attraverso l’empatia che ognuno di noi riesce a cogliere in base al proprio passato.
Il colore dei dipinti di Aronne Comai è utilizzato in funzione di una calma apparente, quando squarci di luce irrompono nel colore, spaccando quell’equilibrio latente in cui i soggetti sono immersi.
Nelle opere di Aronne Comai si manifesta un classicismo, che si fonde con il contemporaneo e che genera l’atemporale, dove il corpo maschile dischiude uno spazio e pone sé come centro. È l’assoluto ora di ogni allora.
Ciao Aronne come stai?
Ciao Alex, sto bene grazie. Paradossalmente questo momento complicato e d’incertezze mi sta offrendo lo stimolo a vivere una fase di analisi e di riscoperta personale… Credo sia positivo.
Mi parli un po’ di te? Di dove sei?
Non sono molto abituato a parlare di me, vivo con un certo stress l’esperienza del confronto con gli altri… Per questo motivo tendo a non mostrarmi molto con la speranza che l’attenzione venga dedicata maggiormente alle mie immagini. Io sono semplicemente il loro mezzo per arrivare alla luce.
Dipingere per me è una sorta di linguaggio: mi aiuta a raggiungere persone diverse e il solo fatto che questo possa avvenire senza la necessità di uno scambio verbale lo trovo molto affascinante.
La cosa buffa è che spesso sono persone lontane (geograficamente ed emotivamente) con le quali, senza l’intermediazione della pittura, non sarei mai entrato in contatto. Vivo a Milano da oramai venticinque anni ma le mie radici sono trentine. Mi piace pensare che il mio lato poco incline alla socialità possa in qualche modo essere riconducibile anche a questo…
Quando hai capito l’importanza della pittura nella tua vita?
Direi ai tempi della scuola elementare, i lavori a olio di Carl Barks mi fecero intuire che esisteva un mondo parallelo ai fumetti, un mondo affascinante e sfuggente. In seguito la scoperta della corrente impressionista francese cambiò completamente il mio modo di vedere la realtà.
Non fu però una folgorazione che mi spinse a dipingere immediatamente…
Sono trascorsi molti anni prima che riuscissi a sconfiggere le mie paure e il senso di colpa che mi bloccava, auto alimentandosi del fatto che non stessi dipingendo. Con la pandemia, nel 2020, ho finalmente raccolto il coraggio iniziando questa esplorazione nel mondo della pittura, quel sogno che mi accompagnava da quando ero bambino.
Quando ritrai uno dei tuoi soggetti che cosa cerchi di catturare?
Mi intriga molto la rappresentazione di semplici istanti di vita, situazioni in grado di colpirmi che si avvicinano al mio stato d’animo del momento.
Mi piace immergere nella contemporaneità i miei soggetti, cogliendoli magari in un momento nel quale luci e ombre operano in modo particolare, disegnando superfici e contorni con la loro presenza. In questo modo un istante di quotidianità può trasformarsi in un momento intimo, persino emozionante.
A parte i ritratti su commissione chi sono gli altri uomini che ritrai?
Generalmente si tratta di conoscenti o comunque figure che quasi sempre celano una sensualità più o meno evidente. Trovo spesso ispirazione tra le immagini dei miei follower, in particolare mi piace partire da qualcosa che non nasce appositamente per essere dipinto.
A questo scopo ad esempio l’utilizzo del fermo immagine di un video, mi permette d’isolare l’attimo che ritengo più giusto, che sarà caratterizzato dalla naturalezza che spesso viene a mancare in una fotografia.
C’è qualcosa nei tuoi quadri è come se sfumassi di poesia i momenti o il soggetto che ritrai. Mi provi a spiegare come si svolgono questi attimi?
Innanzitutto ti ringrazio per questa osservazione: è importante conoscere le sensazioni generate dal proprio lavoro, specie in questo settore dove l’impatto emotivo è di fondamentale importanza.
Per rispondere alla tua domanda, si tratta di un approccio piuttosto istintivo il mio. Non possedendo una tecnica accademica affronto ogni tela in modo diverso.
Inoltre prima di passare ai colori, ogni mio progetto attraversa una sorta di “fase purgatorio”, un periodo di gestazione cerebrale durante il quale immagino ed elaboro mentalmente e in modo piuttosto maniacale il dipinto: oltre al soggetto, stabilisco dimensioni, tipo di pennellata che vorrei utilizzare ed emozioni che vorrei trasmettesse.
Spesso entrano in competizione diversi progetti contemporaneamente … A quel punto solo quelli che in questo lasso di tempo riescono a rimanere attraenti ai miei occhi trovano finalmente la loro nuova vita sulla tela.
Se dovessi scegliere una colonna sonora ai tuoi lavori che musica sceglieresti e quali musicisti?
Tutti noi abbiamo una musica in grado di materializzarci altrove e di farci stare bene. La pittura in certi casi ha un effetto paragonabile a questo. Non saprei proprio quale colonna sonora o musicista sceglierei: mi piace molto l’idea che, volendo, ognuno possa abbinarne una in base al proprio vissuto.
Che cosa rappresenta la bellezza per Aronne Comai?
Senza farla troppo difficile, per me la bellezza rappresenta una situazione di favore, di privilegio forse. Con questo non intendo dire che le cose o le persone belle siano più fortunate delle altre. A ogni modo, che la presenza della bellezza sia in grado di farci stare bene, alimentando pensieri positivi, credo sia innegabile.
Come mai la scelta dei volti per i tuoi quadri? Che cosa ti attira di più in un volto?
In alcuni casi un ritratto riesce a trasmettere delle cose forti pur non rivelando storia e trascorsi del soggetto rappresentato. A me succede spesso, da osservatore. Spero sempre di riuscire con i miei ritratti a provocare almeno in parte la stessa reazione…
Un volto mi attira per la sua forza e intensità: gli occhi, la conformazione ossea e la luce giocano un ruolo fondamentale.
Ho visto che sei anche tu, come me, un amante delle piante. Mi parli di questa tua passione?
Si tratta di una passione piuttosto recente. Ho mutuato l’amore per il verde da un caro amico che ora vive a Roma e grazie a una persona che è stata in grado di farmi apprezzare questo “miracolo” che ho sotto gli occhi quotidianamente anche semplicemente osservando il mio balcone, ad esempio.
Ora questa persona non c’è più ma considero questa passione una sorta di eredità e d’insegnamento ad amare che sono certo, insieme al suo ricordo, mi accompagneranno sempre.
Qual è il più bel consiglio che la vita ti abbia insegnato?
Con gli anni sento di aver preso maggior consapevolezza della caducità delle nostre vite, penso sia una cosa naturale, crescendo…
Mi sono spesso interrogato su cosa potesse rendere meno traumatico o desolante questo evento e la risposta è stata: il ricordo.
Credo sia molto importante il fatto di poter pensare di lasciare una traccia del nostro passaggio che non si limiti a un profilo social che ci sopravvive, potrebbe trattarsi anche semplicemente di un pensiero che faccia sorridere, di una testimonianza d’amore nelle persone che ci hanno conosciuto.
Per quanto mi riguarda continuerò a dipingere affinché io possa in qualche modo proseguire il viaggio attraverso i miei quadri.
Questo pensiero mi fa sentire bene.